Grandi sepolcri e memorie
Tombe pavimentali
Il pavimento in cotto di Santa Croce accoglie ancora oggi circa duecentocinquanta tombe terragne: uno straordinario patrimonio di storia, devozione e arte. Nel Medioevo non esistevano i cimiteri come li intendiamo oggi, e per rispondere alla necessità di essere sepolti in terra consacrata, le salme venivano inumate negli spazi delle chiese e dei conventi, dove pochi potevano permettersi una lapide che ne mantenesse il ricordo.
Inizialmente le tombe in Santa Croce erano destinate ai Francescani, che avevano ricoperto ruoli importanti nell’Ordine, e ai laici la cui vita era stata dedicata al servizio della città. In seguito vi furono inumati sempre più spesso membri delle più potenti e ricche famiglie del quartiere, che con le loro donazioni resero possibile la costruzione e la decorazione dell’edificio.
Segni di devozione e umiltà
Le lastre tombali pavimentali univano la volontà di segnalare il luogo della propria sepoltura a una dichiarazione di umiltà che si accordava al pensiero degli Ordini mendicanti: si esponevano infatti volutamente a essere calpestate e simboleggiavano il ritorno alla terra a cui tutti gli uomini sono destinati. Possono essere iconiche – cioè con le figure dei defunti a bassorilievo a grandezza quasi naturale, con il volto generalmente rivolto all’altare – o aniconiche e decorate solo da motivi ornamentali o stemmi. I "chiusini" rappresentano la più semplice tipologia di tomba terragna: lastre di piccole dimensioni, spesso prive di ornamenti o decorazioni, apribili per consentire l’accesso alla sepoltura sottostante.
Tombe monumentali
Nel Quattrocento furono sepolti in chiesa Leonardo Bruni e Carlo Marsuppini, due grandi letterati che si erano distinti nel ruolo di cancellieri della Repubblica fiorentina. Per il loro merito sociale indiscusso, la Signoria decise di sostenere i costi delle magnifiche tombe monumentali. Queste due opere segnano così il passaggio di Santa Croce a custode delle pubbliche glorie fiorentine.
Glorie fiorentine
Nel 1564 fu Cosimo de’ Medici a dare nuovo impulso alla consuetudine di onorare nella chiesa la memoria di grandi uomini illustri con la commissione della tomba di Michelangelo. Comincia così la politica culturale del granducato di Toscana che celebra attraverso i monumenti funebri in Santa Croce gli ingegni che hanno reso grande Firenze. Tra le tombe e memorie di personaggi illustri vi è quella di Galileo Galilei, morto nel 1642. La realizzazione del suo monumento funebre, voluto dal discepolo Vincenzo Viviani, ebbe vicende complesse che si conclusero soltanto nel 1737. Lo stesso si può dire per Niccolò Machiavelli il quale, morto nel 1527, venne celebrato con un sepolcro monumentale realizzato solo nel 1787.
Modelli di virtù civiche
Nello spazio ecclesiale queste memorie, destinate a esaltare il merito civico, entrano in risonanza con le immagini e le storie dei santi proposte dal francescanesimo – nelle pale d’altare, nei cicli ad affresco o nelle sculture – come modelli a cui ognuno può ispirarsi. In questo modo identità religiosa e identità laica coesistono e si intrecciano in un discorso unitario.
Pantheon degli Italiani
Tra gli interpreti principali di questo patrimonio, emerge Ugo Foscolo che nel “culto del sepolcro” individua una funzione educatrice a valori collettivi, un elemento fondante di civiltà perché capace di creare una memoria condivisa.
È il concetto alla base del componimento poetico Dei Sepolcri, in cui il poeta medita sulle tombe dei Grandi in Santa Croce. Pubblicato nel 1807, raggiunse un pubblico molto ampio, grazie anche alle traduzioni in inglese e in francese, e ispirò poeti come Lord Byron contribuendo così ad ampliarne la fama.
Proprio in questo periodo si registra un cambiamento essenziale nella percezione di Santa Croce che da luogo di rappresentanza cittadina si eleva a Pantheon degli italiani. Opera cardine è il monumento al poeta e drammaturgo Vittorio Alfieri, scolpito da Antonio Canova.
L’Ottocento è anche il secolo in cui l’Italia, da secoli frammentata in diverse realtà politiche, si unisce in uno Stato nazionale. In questa fase storica, nota come Risorgimento, la chiesa diventa uno dei luoghi in cui affermare l’identità italiana, come dimostra l’imponente cenotafio – ovvero una tomba monumentale senza salma – inaugurato nel 1830 per commemorare il padre della lingua italiana: il poeta fiorentino Dante Alighieri, morto quasi cinquecento anni prima a Ravenna e là sepolto.
Memorie internazionali
Nel 1871 le spoglie di Ugo Foscolo dall’Inghilterra vengono traslate in Santa Croce e a seguire anche i resti del compositore Gioachino Rossini.
Ma a Santa Croce non sono celebrati solo i grandi italiani, perché la fama internazionale del luogo indusse le ricche e prestigiose famiglie straniere residenti a Firenze – soprattutto francesi, inglesi, polacchi e russi – a commissionare tombe e memoriali per i propri cittadini illustri. È il caso di Florence Nightingale, inglese nata a Firenze, fondatrice della moderna scuola infermieristica.