Basilica
Santa Croce è la più monumentale delle chiese francescane. Secondo il cronista Giovanni Villani il 3 maggio 1294 ne vennero gettate le fondamenta con una solenne cerimonia alla presenza dei rappresentanti del Comune. Una lapide murata nella navata destra sposta però l’avvenimento al 1295, ed è questa la datazione oggi considerata più attendibile.
Il progetto fu con ogni probabilità affidato ad Arnolfo di Cambio, il maggiore architetto dell’epoca, al quale si devono la cattedrale di Santa Maria del Fiore, Palazzo Vecchio e altri edifici fiorentini.
La chiesa è a croce latina con transetto su cui si affacciano le cappelle rivolte a Oriente, cinque per parte ai lati della cappella maggiore; a queste si aggiungono le cappelle che si aprono nei bracci del transetto. Le tre navate sono separate da pilastri ottagonali su cui si innalzano archi a sesto acuto.
La navata centrale – alta 34 metri, larga 20 metri – si fonde così con le navate laterali dando la sensazione di un unico, immenso vano, come nelle basiliche paleocristiane di Roma, ma l’animazione ritmica delle superfici – sottolineata dal contrasto materico tra pietra serena, intonaco e cotto – rimanda al nuovo gusto proveniente dalla Francia. Come in altri edifici italiani, il verticalismo gotico d’Oltralpe è attenuato dalla copertura a travature lignee, che sostituisce le volte, e dai ballatoi che corrono sopra le arcate della navata centrale.
L’illuminazione è affidata a vetrate istoriate che sono parte integrante del progetto architettonico: Santa Croce è uno dei pochissimi monumenti italiani che conserva vetrate originali che datano dal Trecento al Novecento.
Prima della morte di Arnolfo, avvenuta tra il 1302 e il 1310, fu quasi ultimata la parte absidale. Al 1314 risale la copertura del transetto con travi dipinte, e nel 1318 era già in uso il braccio Sud; poco dopo si cominciò a distruggere la vecchia chiesa, le cui vestigia sono state ritrovate sotto l’attuale navata centrale.
A transetto ultimato e con alcune cappelle già affrescate, si continuò a costruire le navate, forse oltre un muro provvisorio. La chiesa fu consacrata solennemente solo nel 1443 da papa Eugenio IV, anche se era già stata ultimata da circa mezzo secolo.
Tra il quarto e il quinto pilastro le navate erano divise da un tramezzo, un divisorio in muratura che separava il clero dal popolo e che fu abbattuto nel 1566 da Giorgio Vasari insieme alle cappelle che vi erano addossate. Fu il duca Cosimo I de’ Medici a volere questo e altri rinnovamenti per adeguare la chiesa ai dettami della Controriforma: gli affreschi che rivestivano le pareti laterali furono imbiancati e vennero eretti grandi altari in pietra su cui si collocarono dipinti i cui soggetti rievocano la Passione di Cristo. L’interno ha subito nei secoli numerosi ulteriori rifacimenti, soprattutto per accogliere i monumenti funebri che hanno fatto di Santa Croce il "tempio delle itale glorie".
Il paramento esterno in pietra è una sequenza dinamica di timpani aguzzi che corre lungo le fiancate e l’abside, con l’inserimento di elementi decorativi cruciformi. Il campanile attuale, di Gaetano Baccani, è del 1847, la facciata, rimasta incompiuta fino a metà Ottocento, venne completata dall’architetto Niccolò Matas in stile neogotico nel 1865.