Cappella Bardi di Mangona
La cappella Bardi di Mangona e gli affreschi di Maso di Banco
Gli storici discutono se la quinta cappella del transetto sinistro, dedicata ai santi Confessori, sia stata fondata da Gualtieri de’ Bardi o dal figlio Andrea. Quest’ultimo aveva acquistato nel 1332 il castello di Mangona, dando origine a un ramo della famiglia noto come “Bardi di Mangona”. La datazione della decorazione è discussa: eseguita secondo alcuni entro il 1335, per altri tra il 1336 e il 1338, o infine tra il 1338 e il 1341.
La critica contemporanea è invece unanime nell’attribuire a Maso di Banco gli affreschi con le Storie di san Silvestro e Costantino, in cui viene illustrato l’incontro tra il papa e l’imperatore pagano fino alla conversione di quest’ultimo. Questo soggetto incontra una discreta fortuna nel Due e Trecento, sullo sfondo della lotta per il potere tra papato e impero. A sostegno della politica pontificia erano nate opere letterarie e artistiche in cui papa Silvestro era presentato in modo da controbilanciare la fama di Costantino, celebre per aver concesso nel 313 la libertà di culto ai cristiani. Le storie di san Silvestro si arricchiscono quindi di scene in cui il papa diventa il vero ispiratore della politica imperiale: episodi romanzati o privi di fondamento storico, come il presunto battesimo dell’imperatore raffigurato anche in questa cappella. Il tema è ulteriormente rafforzato nelle vetrate, attribuite a Maso di Banco stesso, che presentano quattro coppie formate da un imperatore e dal santo che lo ha guidato.
Affreschi e vetrate mostravano la vicinanza al pontefice dei Bardi la cui banca aveva un ruolo predominate nella gestione delle finanze papali.
Nel contesto culturale del Trecento l’importante ruolo sociale dei Bardi di Mangona era ribadito dai due monumenti funebri, posti sulla parete sinistra, le cui tipologie erano riservate solo a pochi membri dell’élite.
Il primo, forse destinato agli uomini della famiglia, presenta la rara scena del Giudizio particolare, affrescato da Maso di Banco. Dubbia è l’attribuzione della parte scultorea assegnata sia a Giovanni di Balduccio che ad Agnolo di Ventura. Meno problematico risulta il secondo sepolcro, riservato alle donne, con la Deposizione dipinta da Taddeo Gaddi dopo il 1341.
Nel 1602 la cappella passa ai Bardi di Vernio, e con questo nome è stata lungamente riferita in cronache antiche quanto in testi contemporanei.
Diversamente da altri affreschi di Santa Croce, questi non furono scialbati nel Settecento, tuttavia sono stati compromessi da ripetute infiltrazioni d’acqua piovana, specie nella parete di fondo, e da diverse ridipinture. L’ultimo restauro, terminato nel 1998, ha consolidato l’affresco e riportato alla luce l’intervento originario di Maso di Banco.