Cappella Bardi di Vernio
Per consentire la costruzione di questa cappella, posta nella testata del braccio sinistro, fu necessario sfondare il muro perimetrale della chiesa, secondo una modalità già impiegata per la omologa dei Baroncelli. L’intervento risale quindi a un periodo leggermente successivo all’edificazione delle cappelle affacciate sul transetto.
Costituita da doppia campata coperta da volte a crociera, venne fondata da Piero de’ Bardi per adempiere alle ultime volontà del padre Gualterotto (morto nel 1331), che aveva disposto un ingente lascito con tale finalità. Quest’ultimo è sepolto nel sontuoso sepolcro del 1337 circa, attribuito ad Agnolo di Ventura, posto di fianco della splendida cancellata in ferro eseguita da Conte di Lello nel 1335.
Nel 1332 Piero aveva acquistato il castello di Vernio e così la sua discendenza aveva preso il nome di “Bardi di Vernio”, con cui è nota la cappella, intitolata a san Ludovico di Tolosa e a san Luigi re di Francia. I due personaggi sono rappresentati nella vetrata insieme a re santi, dinasticamente legati a Ludovico (nato da Carlo II d’Angiò, re di Napoli, e da Maria Arpad, figlia del re d'Ungheria Stefano V). La vetrata, eseguita da Taddeo Gaddi in collaborazione con Ubaldo de Vitro e Gerardo Pillecti, tra il 1332 e 1336, sottolinea quindi il lignaggio, santo e reale, di Ludovico che aveva rinunciato agli agi della vita di corte per diventare francescano. Forse anche gli affreschi rispecchiavano temi analoghi, ma purtroppo sono andati perduti, con l’unica eccezione delle volte attribuite a Gaddi.
La dedicazione a san Ludovico era particolarmente rilevante per i Francescani data la sua recente canonizzazione (1317), ma anche strategica per i Bardi stessi, divenuti banchieri di Roberto d’Angiò, re di Napoli e fratello minore di Ludovico.
L’abbattimento del tramezzo nel 1566 per aggiornare la chiesa ai dettami del Concilio di Trento, comportò la ricollocazione in questa sede del Crocifisso di Donatello. L’allestimento della scultura venne completato nel 1632 dalla pala con san Ludovico e sant’Agata che Felice Ficherelli, detto il Riposo, realizzò come fondale. L’altare venne smantellato nel 1913 e oggi il dipinto si trova nel Museo dell’Opera.
Durante il rinnovamento di gusto neogotico della chiesa nel 1869 venne eliminata la grande macchina scenica che incorniciava l’altare maggiore: il ciborio di Giorgio Vasari (datato tra il 1566 e il 1569) e i due angeli reggitorcia di Bernardo Buontalenti (ultimati nel 1602), furono prima collocati nel Cenacolo e poi trasferiti in questa cappella, dove sono ancora oggi visibili.