Taddeo Gaddi, “Storie della Vergine”, particolare, 1328-1330 circa. Basilica di Santa Croce, transetto destro, cappella Baroncelli

Cappella Baroncelli

La cappella, dedicata alla Vergine Annunciata, è situata all’estremità del transetto destro ed è caratterizzata da un doppio vano coperto da volte a crociera.

Venne fondata nel 1328 da Bivigliano, Bartolomeo e Silvestro Manetti e inoltre Vanni e Piero Bandini Baroncelli, ricchi mercanti-banchieri fiorentini, che la vollero per “rimedio et salute delle nostre anime et di tutti i nostri morti”, come ricorda l’iscrizione sul monumento sepolcrale della famiglia. Opera di Giovanni di Balduccio, a doppia faccia, trafora il muro a fianco dell’ingresso; allo scultore si devono anche le due statuette della Vergine e dell’Angelo annunciante poste sui pilastri dell’arcone d’ingresso.

L’articolato progetto pittorico è stato realizzato da Taddeo Gaddi dopo il 1328: gli episodi delle Storie della Vergine narrano la vita di Maria dalle premesse del suo miracoloso concepimento alla nascita di Cristo e all’adorazione dei Magi. Nelle volte e nella cornice della bifora sono raffigurate le personificazioni di Virtù, scelte per illustrare le qualità della Madonna e a cui devono tendere anche i Francescani. Sugli arconi, sui pilastri e nelle vetrate sono presenti personaggi della Bibbia e santi che rimandano alla devozione mariana.

Taddeo Gaddi, “Annuncio ai pastori”, scena delle “Storie della Vergine”, 1328-1330, affresco. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Baroncelli

Taddeo Gaddi, Annuncio ai pastori, scena delle Storie della Vergine, 1328-1330. Basilica di Santa Croce, transetto destro, cappella Baroncelli

Dello stesso artista sono anche i disegni per la vetrata e gli affreschi raffiguranti Gesù tra i dottori e la Resurrezione, molto rovinati, sulla parete sopra l’esterno della cappella.

In questo ciclo Gaddi usa il linguaggio di Giotto, ma ne allenta l’essenzialità in una narrazione più aneddotica, mostrando interesse per tessuti e dettagli della moda. L’artista sperimenta alcune soluzioni innovative che diventeranno oggetto di studio per le generazioni successive: le architetture scorciate da diverse angolazioni, lo spazio illusionistico delle nicchie con arredi liturgici, e soprattutto le scene di notturno, tra le prime dell’arte italiana. Qui, il buio contrastato da bagliori simboleggia la rivelazione di Cristo e rimanda all’idea che Dio è luce, e il polittico con l’Incoronazione della Vergine di Giotto sull’altare si inserisce in questo contesto.

Giotto, "Incoronazione della Vergine tra angeli e santi (Polittico Baroncelli)", dopo il 1328, tempera su tavola. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Baroncelli
Giotto, Incoronazione della Vergine tra angeli e santi (Polittico Baroncelli), dopo il 1328
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Alla fine del Quattrocento i Baroncelli commissionarono alcuni rinnovamenti della cappella, tra cui l’esecuzione del grande affresco sulla parete ovest con la Madonna della cintola (1485-1489 circa) dipinto da Sebastiano Mainardi su cartoni di Domenico Ghirlandaio.

Sebastiano Mainardi, “Madonna della Cintola”, 1485-1490 circa, affresco. Firenze, Santa Croce, transetto destro, cappella Baroncelli

Sebastiano Mainardi, Madonna della cintola, 1485-1490 circa. Basilica di Santa Croce, transetto destro, cappella Baroncelli

Nell'Ottocento i Giugni, che avevano acquisito il patronato della cappella, vi collocarono la Madonna col Bambino scolpita da Vincenzo Danti nel 1568, mentre sull’altare fu collocato il gruppo marmoreo del Cristo morto sorretto da un angelo eseguito da Baccio Bandinelli tra 1549 e 1552 per il coro del Duomo di Firenze (smantellato nel 1843). Il Cristo nel 1934 è stato trasferito nella cripta.

Prospetto della cappella Baroncelli. Firenze, Santa Croce, transetto destro

Prospetto della cappella Baroncelli. Basilica di Santa Croce, transetto destro

Restauro degli affreschi di Taddeo Gaddi nella cappella Baroncelli di Santa Croce (2007)