Cappella Castellani
Michele di Vanni Castellani commissionò per la propria famiglia l’edificazione e la decorazione di una cappella con suo testamento del 1383. Dedicata a sant’Antonio Abate, è costituita da due campate a pianta quadrata coperte da volte a crociera e divise da un arco a sesto acuto.
Gli affreschi sulle pareti e sulle volte furono eseguiti da Agnolo Gaddi e dagli artisti della sua bottega, tra i quali Gherardo Starnina. Il ciclo pittorico della cappella illustra quattro Storie di santi: Giovanni Evangelista, Antonio Abate, Giovanni Battista e Nicola di Bari. Sui pilastri, entro finte nicchie, sono affrescate figure di santi legati all’Ordine francescano e negli spicchi delle volte compaiono i quattro Evangelisti e quattro Dottori della Chiesa.
Nel 1815 la Castellani venne riallestita per ospitare le sacre funzioni nei mesi più freddi dell'anno: per favorire l’isolamento termico l’ingresso fu schermato da una finta parete di legno. La cappella fu corredata da un altare di marmo e pietre dure, da un ciborio secentesco attribuito alla cerchia di Matteo Nigetti (oggi nel museo) e dall’Ultima cena di Giorgio Vasari del 1564, già nel convento delle Murate. Le pareti, ricoperte da calce già nel Seicento, subirono un’ulteriore scialbatura e solo le volte continuarono a essere visibili.
Dall’Ottocento la cappella accoglie monumenti funebri di personalità straniere residenti a Firenze: il pittore polacco Michal Bogoria Skotnicki (Stefano Ricci, 1808); il diplomatico e compositore polacco Michal Kleophas Oginski (Francesco Pozzi, negli anni 1836-1837); Luisa di Stolberg-Gedern contessa D’Albany (Luigi Giovannozzi ed Emilio Santarelli, 1824-1830), protagonista dei salotti letterari ottocenteschi di Firenze e compagna di Vittorio Alfieri.
Nel 1870, rimossa la finta parete, si cominciarono a eseguire le prime ricerche per ritrovare gli affreschi che, nel 1921-1922, vennero restaurati da Amedeo Benini.
L’ultimo allestimento degli anni Settanta del Novecento ha modificato ancora gli arredi liturgici. Sulla fronte dell’altare sono stati apposti come paliotto tre rilievi di fine Duecento, attribuiti a Giroldo da Como, raffiguranti Marie al sepolcro e Angeli incensatori, probabili frammenti di un sepolcro; il tabernacolo scolpito da Mino da Fiesole intorno al 1483 proviene dal monastero delle Murate. Sulla parete di fondo è appesa la Croce dipinta nel 1380 da Pietro Nelli in collaborazione con Niccolò di Pietro Gerini per il monastero di San Salvi. Sono addossate ai pilastri le figure di San Francesco e San Domenico in terracotta policroma della bottega dei Della Robbia (1490-1500).