Cappella Giugni Bonaparte
La terza cappella del transetto destro è stata fondata dai Giugni, una delle più antiche famiglie fiorentine, la cui fortuna economica era legata al commercio della lana.
La struttura architettonica venne completata durante la prima fase di costruzione della chiesa (1295-1310) e affrescata con scene di martirio degli Apostoli, ai quali la cappella era dedicata. Secondo le fonti antiche il ciclo era opera di Giotto ma la critica contemporanea è cauta dato che solo nel Novecento il catalogo delle opere del pittore fiorentino è stato distinto da quello dei collaboratori o seguaci. Gli affreschi sono stati scialbati probabilmente nel Settecento. Dell’originaria decorazione trecentesca oggi resta solo la vetrata, ricollocata nella cappella Peruzzi durante il Novecento.
Nel 1839 il patronato venne acquisito da Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, che dette inizio a una serie di rinnovamenti. Già nel 1840 vennero collocate la pala con l’ Assunzione della Vergine di Giuseppe Bezzuoli per il nuovo altare e il monumento sepolcrale di Lorenzo Bartolini per ricordare Charlotte Napoléon Bonaparte, figlia del committente.
Nel 1847 si aggiunse la tomba di Luigi Pampaloni per Julie Clary, moglie di Giuseppe. Quest’ultimo era stato seppellito nella cappella nel 1844 ma, dopo diciotto anni, Napoleone III, imperatore dei francesi, ottenne che il corpo dell’ex re di Napoli e di Spagna fosse trasferito nel Dôme des Invalides a Parigi.
Attualmente la cappella presenta l’assetto conferito nel 1918, quando venne riconsacrata al Sacro Cuore di Gesù in suffragio dei caduti della prima guerra mondiale. Ezio Cerpi, architetto dell’Opera di Santa Croce, ne curò il rinnovamento di gusto neogotico. Venne installata una nuova vetrata in cui sono rappresentati, a figura intera, san Francesco, san Bonaventura, santa Elisabetta, santa Chiara, san Ludovico di Tolosa e san Luigi di Francia. Le pareti furono affrescate da Amedeo Benini con una decorazione di specchiature a finti marmi. L’altare ottocentesco, progettato da Bartolini, fu smantellato e oggi la grande pala del Bezzuoli è collocata nel Museo dell’Opera. Sul nuovo altare venne collocato il Trittico del Sacro Cuore , realizzato da Ricciardo Meacci per la parte pittorica e da Aristide Aloisi per quella scultorea.