Cappella Niccolini
Una cancellata secentesca in ferro battuto nell’angolo tra le cappelle Bardi di Mangona e Bardi di Vernio introduce nella cappella, esterna alla struttura originaria della chiesa e di forte impatto scenografico. La cupola ellittica, che copre il vano a pianta rettangolare, definisce uno spazio di gusto barocco, in cui il cromatismo delle pietre rare e dei marmi è elemento essenziale.
Nel 1579 Giovanni Niccolini, colto uomo di potere nella Firenze del granduca Francesco I, affidò all’architetto Giovan Antonio Dosio l’incarico di progettare la propria cappella privata in Santa Croce, e l’architetto propose una soluzione inizialmente ispirata alla Sagrestia nuova di Michelangelo. Le principali opere murarie furono ultimate nel 1582. Dal 1581 al 1597 Alessandro Allori lavorò alla tavola con l’Immacolata Concezione in cui mostra reminiscenze michelangiolesche. Ancora più dilatata nel tempo l’esecuzione dell’Assunzione della Vergine sull’altare, lasciata incompiuta da Alessandro alla morte (1607) e ultimata dal figlio Cristofano. Tra il 1585 e il 1592 il fiammingo Pietro Francavilla scolpì, per la parete nord la figura di Mosè, affiancato dalle personificazioni della Verginità e dalla Prudenza e, per la parete sud, Aronne accompagnato dall’Umiltà. I patriarchi sono posti rispettivamente sopra il sarcofago del padre del committente, Agnolo (1502-1567), e dell’antenato Giovanni di Ottone (1449-1504). Mosè e Aronne sono teologicamente legati al culto mariano e le virtù che li accompagnano sono attributi della Madonna. La dedicazione a Maria Assunta è formulata infatti attraverso un complesso programma iconografico, frutto della consulenza dell’abate camaldolese Silvano Razzi, fine teologo studioso di misteri mariani.
Dal 1611, con la morte di Giovanni, i lavori vennero sospesi fino al 1650, quando il secondogenito Filippo volle portare a compimento la volontà paterna, completando la decorazione con affreschi e stucchi. A Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano, commissionò la decorazione della cupola con l’Incoronazione della Vergine, e dei pennacchi angolari con Sibille, iniziata nel 1653 e ultimata solo nel 1661. A questa fase decorativa risalgono anche le vetrate su disegno di Agostino Melissi, con Stemmi Niccolini e Corsini. Gli affreschi risentono dei viaggi d’istruzione di Volterrano, finanziati da Niccolini, in Emilia e a Roma e dello studio di Pietro da Cortona a Firenze. Dalla cupola, grazie anche alle ampie finestre, si irradia una calda luminosità dorata.
Il fascino della cappella, rimasta inalterata nei secoli, ha richiamato molti illustri viaggiatori: è qui che Stendhal, ammirandola, provò un forte turbamento oggi noto come “Sindrome di Stendhal”.