Antonio Canova
Autore: Antonio Canova (Possagno 1757-Venezia 1822)
Titolo: Tomba monumentale di Vittorio Alfieri (1749-1803)
Data: 1804-1810
Materia: marmo
Misure: 440 x 240 cm
Collocazione: basilica di Santa Croce, navata destra, tra terza e quarta campata
Alla morte del poeta e drammaturgo Vittorio Alfieri, avvenuta nel 1803, fu Luisa Stolberg Gedern, contessa d’Albany e sua ultima compagna, a commissionare al già celebre Antonio Canova un sepolcro monumentale per la somma di diecimila scudi. L’anno successivo lo scultore elaborò il progetto e realizzò il gesso di un bassorilievo con l’Italia piangente davanti al busto di Alfieri e una figura, forse il Genio della Tragedia. La committente però, con il consiglio del pittore François Xavier Fabre, espresse il desiderio di un monumento di maggior impatto visivo che comprendesse almeno una statua a tutto tondo. Dopo un intenso lavoro e l’immersione nella lettura delle opere dello scrittore, Canova assecondò la richiesta, ideando un sepolcro di grande monumentalità, come scrive lui stesso: “d’uno stile grave e maestoso, più che mi fu possibile, per corrispondere, nel carattere dell’opera, alla fierezza della penna di questo sommo poeta”.
Data la risonanza dell’opera, per la sua collocazione venne individuato un luogo di grande prestigio nella navata destra tra il sepolcro di Michelangelo e quello di Machiavelli, già occupato da monumenti preesistenti che fu necessario rimuovere.
Protagonista dell’opera è la figura maestosa dell’Italia piangente davanti al sarcofago, che al centro presenta un medaglione con il busto di Alfieri di profilo; una cornucopia giace davanti alla cassa, le maschere ai lati alludono alle arti tragiche, le corone d’alloro e la lira alla poesia. Il monumento è una sintesi mirabile tra le forme perfette, tratte dall’antico, delle vesti e delle decorazioni, e la celebrazione dell’artista, con la raffigurazione della patria afflitta che rende omaggio alla tomba del figlio illustre.
Modello esemplare per tutti gli scultori dell’Ottocento, la sepoltura segna l’inizio di una concezione di Santa Croce – che rinvia ai Sepolcri di Foscolo del 1807 – come luogo privilegiato dove riposano i grandi del passato dai quali gli uomini moderni devono trarre ispirazione.