Cimabue

Crocifisso, prima del 1288

Autore: Cimabue (Cenni di Pepo; Firenze, notizie dal 1272-Pisa 1310)
Titolo: Crocifisso 
Data: prima del 1288
Materia e tecnica: tempera e oro su tavola
Misure: 433 x 390 cm
Iscrizione
: "HIC EST IESUS / NAZARENUS / REX IUDEORUM" nel tabellone superiore 
Collocazione: sagrestia

L’imponente Crocifisso dipinto da Cimabue è una delle opere simbolo di Santa Croce e del dramma dell’alluvione di Firenze: il ricordo del catastrofico evento del 4 novembre 1966 è legato indissolubilmente alle immagini dell’opera sommersa dall’acqua, imbrattata di fango, portata via con mezzi di fortuna. Trasferita alla Limonaia di Boboli, appositamente approntata per accogliere in una prima fase i dipinti su tavola alluvionati, la croce fu oggetto di un lungo e innovativo restauro nei laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso, e dopo una serie di esposizioni in Europa e in America, venne ricollocata nel museo. Purtroppo la perdita del sessanta per cento della superficie pittorica non permette più di apprezzarne l’altissima qualità tecnica, ma non ha scalfito la sua potenza espressiva. Per proteggerla dal rischio alluvionale nel 2013 è stata appesa nella sagrestia.

Cimabue, “Crocifisso”, prima del 1288, tempera su tavola. Foto dopo l’alluvione del 1966. Firenze, Santa Croce, cenacolo

Il Crocifisso di Cimabue dopo l'alluvione del 1966 (Fototeca del Kunsthistorischen Instituts di Firenze)

La tavola, presumibilmente, venne realizzata per la “seconda Santa Croce”, la cui costruzione era stata avviata intorno alla metà del Duecento, ma venne riutilizzata nell’attuale chiesa edificata a partire dal 1295. Con molta probabilità era apposta – rivolta verso i fedeli – sul tramezzo che li divideva dai frati francescani, ma nei secoli cambiò diverse collocazioni, come testimoniato dalle fonti. Nel 1900 è stata trasferita nel museo allestito in quell’anno nel cenacolo.
Cristo è raffigurato secondo l’iconografia di origine bizantina del Christus patiens, cioè defunto, con ai lati la Madonna e san Giovanni Evangelista dolenti.

Cimabue, "Vergine e san Giovanni Evangelista dolenti", particolare del “Crocifisso”, prima del 1288, tempera su tavola. Firenze, Santa Croce, sagrestia

Cimabue, Vergine e san Giovanni Evangelista dolenti, particolare del Crocifisso, prima del 1288. Basilica di Santa Croce, sagrestia

Appare nuovo rispetto alla pittura di derivazione orientale il colore della figura di Cristo, che è quello reale della morte. Innovativa è anche la rappresentazione del corpo non più rigido e senza lo schema astratto della tripartizione del ventre, ma le cui forme sono modellate da un mirabile chiaroscuro. Le lumeggiature del perizoma, velato e raffinatissimo, lasciano trasparire le forme di un uomo vero.

Cimabue, “Crocifisso”, particolare, prima del 1288, tempera su tavola. Firenze, Santa Croce, sagrestia

Cimabue, Crocifisso, particolare, prima del 1288. Basilica di Santa Croce, sagrestia