Desiderio da Settignano
Autore: Desiderio da Settignano (Settignano 1430-Firenze 1464)
Titolo: Tomba monumentale di Carlo Marsuppini (1398-1453)
Data: 1454-1459
Materia e tecnica: marmo, tracce di doratura e policromia, parete di fondo affrescata
Misure: 601 x 358 cm
Collocazione: basilica di Santa Croce, navata sinistra, sesta campata
Carlo Marsuppini, fine umanista, poeta e precettore di Piero e Giovanni de’ Medici, nel 1444 assunse l’incarico di cancelliere della Repubblica fiorentina. Alla morte, nel 1453, fu deciso di onorarne la memoria con un sepolcro monumentale, al cui patrocinio parteciparono anche le famiglie Martelli e Medici.
Desiderio da Settignano realizza il monumento funebre in stretto dialogo con la tomba di Leonardo Bruni che la fronteggia nella navata opposta, riprendendone l’impostazione generale della composizione e l’interpretazione del tema – morte e glorificazione laica del defunto – ma attenuando lo schema rigido dell’impianto di Rossellino.
Attraverso variazioni compositive come lo spostamento del sarcofago verso il basso, il festone retto dagli angeli che pende sopra l’arco e scende ai lati delle paraste, la presenza dei putti reggi-scudo in piedi sullo zoccolo, lo scultore riesce a dare più movimento rispetto all’illustre precedente modello.
L’inserimento di elementi decorativi all’antica e naturalistici raffinatissimi, una morbidezza nella lavorazione degli ornati e dei dettagli resa celebre dalle parole di Vasari “vi si veggono alcune ali, che non di marmo ma piumose si mostrano”, sono caratteristiche presenti in tutta la produzione dell’artista.
L’opera, di grande impegno costruttivo, venne realizzata da Desiderio insieme a una bottega di giovani scultori, di cui la critica ha cercato di individuare le diverse mani. L’angelo reggi-festone di destra è stato attribuito a Benedetto da Maiano, quello di sinistra a Verrocchio. Per gli angeli adoranti in alto sono stati avanzati i nomi di Matteo Civitali a sinistra e di Domenico Rosselli a destra.
Alla tomba parietale è connessa nella pavimentazione una lastra sepolcrale dedicata al padre Gregorio Marsuppini.
L’ultimo restauro (1997) ha evidenziato l’uso diffuso di policromia sul marmo – la fiamma del coronamento era in origine dipinta di rosso – mentre l’intera struttura è completata da un finto baldacchino affrescato sulla parete di fondo a inquadrare la sepoltura.