Stefano Ricci
Autore: Stefano Ricci (Firenze 1756-1837)
Titolo: Cenotafio di Dante Alighieri (1265-1321)
Data: 1818-1829, inaugurato 1830
Materia: marmo
Misure: 520 x 270 cm
Iscrizione: "STEFANO RICCI F[IORENTINO] F[E]CE"
Collocazione: basilica di Santa Croce, navata destra, tra seconda e terza campata
Il cenotafio di Dante, primo riconoscimento ufficiale della città di Firenze al poeta morto in esilio e sepolto a Ravenna, venne promosso dal granduca Ferdinando III (1769-1824) e realizzato grazie a una sottoscrizione pubblica firmata da alcuni degli intellettuali più in vista della cultura artistica fiorentina del tempo. L’iniziativa suscitò grande consenso, e lo stesso Giacomo Leopardi, per manifestare il proprio entusiasmo, compose nel 1818 la celebre canzone Sopra il monumento di Dante che si preparava in Firenze.
Dell’esecuzione venne incaricato uno degli scultori toscani più importanti dell'epoca, Stefano Ricci, già attivo in Santa Croce, ma che si cimenta qui, per la prima volta, con un’impresa di dimensioni monumentali.
La genesi del cenotafio si presenta da subito complessa e lo scultore elabora molti progetti prima di arrivare a una versione definitiva, impiegando più di dieci anni per realizzarla.
Il monumento vede Dante, vestito all’antica e con una corona di alloro, seduto in posizione sopraelevata al centro della composizione, in atteggiamento pensoso e con il braccio poggiato su un libro. Il sarcofago è affiancato da due figure femminili: a sinistra l’Italia in piedi e con la corona turrita, a destra la Poesia piangente e adagiata sulla tomba, che tiene nelle mani una corona d’alloro e un volume con incisi i versi della Divina Commedia «IO MI SON UN CHE QUANDO AMORE M(I) SPIRA, NOTO» (Purgatorio XXIV).
Lo schema compositivo e le pose dei personaggi citano opere di Canova, modello indiscusso per Ricci: la tomba di Clemente XIV nella basilica romana dei SS. Apostoli e quella di Clemente XII nella basilica di San Pietro in Vaticano per la figura dell’Italia.
Il cenotafio, assai imponente e impegnativo dal punto di vista tecnico, venne inaugurato il 24 marzo 1830 molti anni dopo la sua ideazione, suscitando consensi, come l’ammirazione dello scultore Berthel Thorvaldsen, ma anche critiche accese. In un tempo ormai attraversato da correnti puriste e romantiche, l’opera, di ispirazione pienamente neoclassica, apparve ai contemporanei appartenere a un linguaggio ormai passato.