Francesco (Cecchino) Salviati
Autore: Francesco (Cecchino) Salviati (Francesco de’ Rossi; Firenze 1510-Roma 1563); Battista di Marco del Tasso (Firenze 1500-1555), attribuito (cornice)
Titolo: Deposizione dalla Croce
Data: 1547-1548
Materia e tecnica: olio su tavola (tavola); legno intagliato e dorato (cornice)
Misure: 495 x 285 cm (tavola); 515 x 346,5 cm (cornice)
Collocazione: Noviziato, cappella Medici
La tavola fu realizzata per l’altare posto alla destra del portale principale di Santa Croce, di patronato dei Dini, demolito per far posto nel 1883 alla Tomba monumentale di Giovan Battista Niccolini.
Il dipinto venne poi trasferito nel Cenacolo adibito a museo, dove ha subìto notevoli danni durante l’alluvione del 1966. Sottoposto a un complesso intervento, nel 2006 è stato riportato a Santa Croce in occasione del quarantesimo anniversario dell’alluvione e collocato – con altre opere restaurate – su una struttura allestita al centro del Cenacolo.
Nel 2014 la pala è stata trasferita nella posizione attuale, che risponde a requisiti di maggiore sicurezza in caso di alluvione.
La tavola fu commissionata da Agostino Dini, ricco e potente uomo di fiducia di Cosimo I de’ Medici, che abitava nel vicino borgo Santa Croce. Vasari (1568) scrive che Salviati “vi dipinse Cristo che è deposto di croce da Ioseffo Baramatìa [Giuseppe d’Arimatea] e da Nicodemo, et a’ piedi la Nostra Donna svenuta con Maria Madalena, San Giovanni e l’altre Marie. La quale tavola fu condotta da Francesco con tanta arte e studio, che non solo il Cristo nudo è bellissimo, ma insieme tutte l’altre figure ben disposte e colorite con forza e rilievo”. Si tratta dell’ultimo lavoro di Salviati a Firenze, prima che l’abbandonasse per Roma, non avendo più ricevuto committenze da parte di Cosimo I, dopo la decorazione della Sala dell’Udienza in Palazzo Vecchio, di cui nella Deposizione ripropone i colori intensi e cangianti.
La cornice, forse su disegno di Salviati stesso, costituisce un elemento indissolubile dalla tavola e deve essere riferita all’importante bottega fiorentina di Battista di Marco del Tasso.
Il dipinto rappresentò per Santa Croce, non ancora rinnovata da Vasari, un elemento di straordinaria modernità. Nel 1552, allo scoprimento della tavola di Bronzino posta sull’altare al lato opposto del portale l’opera parve meno innovativa, ma la compostezza delle figure fu apprezzata in epoca controriformata.