Taddeo Gaddi
Autore: Taddeo Gaddi (Firenze 1300 circa-1366)
Titolo: Albero della Vita e Ultima cena
Fregio decorativo a fogliami e motivi geometrici con clipei esagonali contenenti stemmi Manfredi (Di rosso al leone dalla coda bifida d’argento), busti di santi e lo Spirito Santo; a sinistra: San Francesco riceve le stimmate; San Ludovico di Tolosa serve a mensa i poveri; al centro: Albero della Croce, Madonna sostenuta dalle pie donne, san Giovanni Evangelista, la committente Vaggia Manfredi (?); san Francesco; san Bonaventura da Bagnoregio, sant’Antonio da Padova; san Domenico; san Ludovico di Tolosa; a destra: Un angelo ordina al sacerdote di portare il cibo a san Benedetto nell’eremitaggio; Cena di Gesù in casa del fariseo; in basso: Ultima cena
Data: 1345-1350 circa
Materia e tecnica: affresco staccato
Misure: 11,20 x 11,70 cm
Collocazione: Cenacolo
L’intera parete di fondo del Cenacolo, quasi fosse un’enorme pala d’altare, è occupata da una complessa scena dipinta che comprende l’Ultima cena sovrastata dalla Crocifissione, con ai lati le Stimmate di san Francesco e tre storie sacre legate al cibo. Quest’ultime rinviano al primitivo uso del grande ambiente come luogo della mensa, dove i frati mangiavano in silenzio ed erano invitati alla meditazione individuale.
La Crocifissione era iconografia usuale per i più antichi refettori conventuali, ma per la prima volta in questo affresco è stata aggiunta l’Ultima cena, un soggetto che diventerà protagonista assoluto nei Cenacoli quattro e cinquecenteschi.
La croce è rappresentata come “albero della vita” – ispirata all’opuscolo ascetico Lignum vitae del francescano san Bonaventura da Bagnoregio – da cui si dipartono dodici rami che vanno a formare medaglioni in cui busti di profeti reggono cartigli che invitano a contemplare il sacrificio di Cristo. In basso san Francesco abbraccia la croce e presso di lui è inginocchiata la committente; accanto, lo stesso Bonaventura intento a scrivere; a sinistra sono raffigurate la Vergine con le Pie donne e san Giovanni Evangelista, a destra i santi principali dell’Ordine francescano (Antonio da Padova e Ludovico di Tolosa), e Domenico.
Da sottolineare la committenza femminile dell’opera, dovuta forse alla terziaria francescana Vaggia Manfredi, morta nel 1345. Lo stemma della famiglia Manfredi compare per quattro volte nella cornice dipinta dell’affresco e una lapide in pietra dello stesso casato, sul lato nord della chiesa, testimonia la presenza della sepoltura di un membro della famiglia.
Gli affreschi sono opera di Taddeo Gaddi, collaboratore di Giotto per ventiquattro anni, suo primo e più diretto allievo. La data di esecuzione – discussa – va collocata tra il 1333 e il 1360. Le figure degli apostoli, maggiori di tutte le altre, sono inserite con realtà plastica nello spazio. I danni provocati dall’alluvione del 1966 resero necessario il distacco dell’immenso affresco che fu eseguito nell’ottobre 1967 con una delle più ardite operazioni nella storia del restauro. L’affresco fu ricollocato nel dicembre 1968.