Giorgio Vasari
Autore: Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574)
Titolo: Ultima cena
Data: 1546-1547
Materia e tecnica: olio su tavola
Misure: 262 x 660 cm
Iscrizioni: "HOC FACITE / IN MEAM / COMMEMORATIONEM", in alto; "CAVALIER GIORGIO VASARI ARETINO / DIPINSE QUESTA OPERA L’ANNO / MDXXXXVI [1546]. / RESTAURATA L’ANNO MDLXXXXIII [1593], E POI L’ANNO MDCCXVIII [1718]", in basso
Collocazione: Cenacolo
La monumentale tavola fu commissionata a Vasari nel novembre 1546 con l’accordo che la consegnasse entro sei mesi e l’eseguisse secondo il disegno oggi alla Staatliche Graphische Sammlung di Monaco. L’opera era destinata al refettorio delle Murate, convento di benedettine di clausura nell’attuale via Ghibellina, tra i più elitari di Firenze. La committenza è incerta perché le fonti discordano: forse alla spesa contribuirono Faustina Vitelli in occasione della monacazione, ma anche papa Paolo III attraverso Lelia Orsini Farnese, religiosa parente del pontefice che avrebbe fatto da tramite con la badessa Gianna Bonsi. Sicuramente all’operazione sovrintese Giovan Maria Benintendi, esperto conoscitore e mecenate.
Con la soppressione degli ordini religiosi (1808-1810) stabilita dal governo francese, anche le Murate vennero chiuse e i beni immobili e gli arredi, incamerati dallo Stato, affidati al Demanio. L’Ultima cena, dopo un passaggio nel complesso di San Marco, nel 1815 fu trasferita a Santa Croce e appesa nella cappella Castellani, dove rimase per più di cinquant’anni.
A fine Ottocento la tavola fu spostata nell’ex refettorio, o Cenacolo, destinato nel 1900 a diventare museo. Con l’ampliamento degli spazi espositivi, tra il 1959 e il 1962, il dipinto venne appeso nella sala prossima al secondo chiostro, dove fu sommerso da acqua e fango il 4 novembre 1966.
La tavola è stata conservata in un deposito della Soprintendenza fino allo straordinario intervento che ne ha consentito il restauro (2004-2016), e per ricollocarla in sicurezza nel cenacolo si è creato un sistema di contrappesi che ne permette il rapido sollevamento meccanico in caso di preallerta.
Vasari aggiorna le tradizionali raffigurazioni fiorentine del soggetto creando un raffinato studio di costruzione dello spazio, che la balaustrata indica come semicircolare. L’iscrizione al centro “Hoc facite / in meam/ commemorationem”, è diversa da quella che compare sul modello, testimonianza del contesto culturale in cui l’opera fu eseguita, di poco successivo all’apertura del Concilio di Trento e segnato da forti tensioni religiose.