Fra sepolcri e memorie
Tombe pavimentali
Inizialmente furono tombe pavimentali – tipologia ricordata per contrappasso da Dante nella cornice dei superbi (Purgatorio, XII, 16-19) – riservate ai Francescani che rivestivano un ruolo nell’Ordine, ai membri delle più potenti famiglie del quartiere e ai grandi condottieri. Così Biordo degli Ubertini (morto nel 1348) è ricordato da una lapide con il defunto in armatura incorniciato da un tabernacolo di gusto gotico.
Primo esempio rinascimentale è la Lastra tombale di Bartolomeo Valori (morto nel 1427) di Lorenzo Ghiberti, modello per numerose altre: la rappresentazione si fa più realistica con l’eliminazione del tabernacolo e considerando la destinazione terragna dell’opera. L’uso di questo tipo di sepolture è perdurato nei secoli, come attesta la Lastra tombale di Emilia Toscanelli Peruzzi (morta nel 1910), di sapore Liberty.
Trecento e nuove tombe monumentali
Con il Trecento si fa strada anche una nuova tipologia di monumento funebre composto da un’arca e da altri elementi scultorei: in chiesa ne sono tra l’altro esempio il Monumento Baroncelli di Giovanni di Balduccio del 1328-1330 circa e la Tomba di Gualterotto de’ Bardi attribuita ad Agnolo di Ventura (1337 circa). Le due sepolture della cappella Bardi di Mangona (1337-1341) sono le uniche a unire scultura e pittura.
Rinascimento
Il rinnovamento in senso rinascimentale delle tombe a parete avviene con il Monumento a Leonardo Bruni di Bernardo Rossellino (1446-1450 circa) che ne rappresenta il prototipo ed è fonte diretta per il Monumento a Carlo Marsuppini di Desiderio da Settignano (1454-1459).
Custode delle glorie fiorentine
L’essere state queste memorie di due Segretari della Repubblica innalzate per volontà pubblica, attesta il passaggio di Santa Croce a custodia delle glorie fiorentine, una tradizione che si perpetua con i Monumenti a Michelangelo, Galileo, Machiavelli. Foscolo, nei Sepolcri del 1807, a motivo delle memorie che conserva, addita la chiesa come luogo da consacrare ai grandi, dalle cui virtù si deve trarre ispirazione, e in Santa Croce (anche se solo dal 1938), gli è stato dedicato un monumento.
Pantheon degli Italiani
La chiesa si trasforma così da Pantheon cittadino a Pantheon degli italiani, ed è il Monumento a Vittorio Alfieri di Canova, ultimato nel 1810, a segnare l’inizio di una concezione in senso foscoliano del complesso. Seguono il Cenotafio di Dante Alighieri (le cui spoglie sono a Ravenna), eretto tra 1819 e 1829, perché si volle celebrare il poeta, dato l’alto valore civile acquisito da Santa Croce.
Dall’inizio dell’Ottocento Firenze fu molto frequentata da stranieri, soprattutto francesi, polacchi, russi e inglesi, e alcuni vollero essere sepolti in chiesa e nel Chiostro dei morti: poiché non celebrano “itale glorie”, sono memorie che privilegiano la rappresentazione dell’aspetto intimo e privato del dolore. Il Monumento a Michal Bogoria Skotnicki (1815, di Stefano Ricci), polacco, è il primo che nella chiesa sia stato dedicato a un forestiero, e polacca è anche la contessa Zofia z Czartoryskich Zamoyska, immortalata nel suo letto di sofferenza da Lorenzo Bartolini nel 1837-1844. Tra i francesi rimasti a Firenze dopo la Restaurazione, venne inumata in Santa Croce la napoleonide Julie Clary Bonaparte (1845, monumento di Luigi Pampaloni). Francesi sia la giovane defunta Louise de Favreau, sia l’eccentrica scultrice Félicie de Fauveau, che ce ne ha tramandato il ricordo nella tomba (1855-1856) ora nel loggiato Sud. In chiesa è conservato anche il Monumento a Luisa Stolberg , contessa d’Albany (1830), compagna di Vittorio Alfieri per il quale aveva voluto il capolavoro di Canova.
Musicisti
Il Monumento a Luigi Cherubini (un cenotafio del 1869 di Odoardo Fantacchiotti) ricorda come anche la Musica sia presente nel percorso cimiteriale di Santa Croce: lo rammentano, tra gli altri, il Monumento a Virginia De Blasis, giovanissima cantante morta nel 1838, opera di Luigi Pampaloni e il Monumento a Gioachino Rossini di Giuseppe Cassioli (1900-1902)
Tra Otto e Novecento
Sono innumerevoli le personalità che tra Otto e primo Novecento hanno conquistato una memoria o un monumento nel complesso, ma poche sono state le donne, e tra esse Florence Nightingale.
La prassi di apporre memorie di italiani illustri è proseguita nel dopoguerra con Enrico Fermi commemorato da un medaglione in bronzo di Corrado Cagli (del 1968), apposto nel 1995 nella navata sinistra per celebrare il grande fisico.
Fascismo e memoria delle guerre mondiali
Negli anni Trenta del XX secolo, per legittimare il Fascismo con una presenza incisiva nel Pantheon nazionale, gli spazi sotterranei del complesso accolsero il “Sacrario dei caduti per la rivoluzione fascista” (rimosso negli anni Cinquanta) e il “Sacrario dei Soldati” morti nella Prima guerra mondiale.
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